Il suino nero dei Nebrodi esiste, ecco perché

di Turi Milano
21/01/2017

Come è ormai abbastanza evidente dalle interviste che abbiamo pubblicato in questi giorni il suino nero è diventato materia di scontro. Non solo culturale ovviamente. Il motivo è semplice: i prodotti da suino nero (dei Nebrodi) hanno una riconoscibilità internazionale, sono buoni e hanno grandi prospettive di crescita commerciale. Un prodotto che viene pagato al produttore, in genere l’allevatore, quattro soldi e che invece poi viene venduto finito (in particolare il prosciutto) a cifre incredibili a volte trecento volte più alte del prezzo pagato all’allevatore.  Esiste sul mercato un prodotto simile? Non credo.

E’ utile ricordare che ormai quando si parla di suino nero si parla di Nebrodi e, nonostante tutte le dichiarazioni ufficiali e le norme in materia, per i consumatori non esiste altro. Tanto che i commercianti, i gestori di locali di food alla moda, hanno dovuto adeguarsi e in più di una occasione abbiamo visto spacciato per suino nero dei Nebrodi un prosciutto prodotto altrove, in altre province della Sicilia. C’è un interesse indiscusso e pertanto anche un pericolo: che gli speculatori, gli affaristi o semplicemente chi ha denaro da investire (non necessariamente disonesti) si approprino di questo prodotto, di questo brand, di una tradizione che ormai appartiene alle nostre montagne massimizzando i profitti e lasciando agli allevatori dei Nebrodi solo le briciole.

Se c’è una cosa che si può condividere del ragionamento fatto da Giuseppe Messina è questa: il valore aggiunto deve andare agli allevatori. Su questo on ci piove. Ma c’è anche un discorso ulteriore che andrebbe fatto: è vero che la norma riconosce il suino nero siciliano ma è anche vero che a Palazzolo Acreide non vi sono le condizioni climatiche e di biodiversità presenti sui Nebrodi, così come sono diverse le condizioni sull’Etna mentre lo sono meno sulle Madonie. E dunque le denominazioni locali non sono solo ornamenti, nomi casuali, ma indicano un’identità e una peculiarità. Ecco: è su questa identità e peculiarità che bisogna puntare. Messina è un esperto che si è speso per documentare le origini di un prodotto di eccellenza siciliano, come la salsiccia di Palazzolo Acreide, e lo ha fatto perché ritiene che questo tipo di prodotti possano aiutare lo sviluppo locale.  Chi pensa che sia un nemico si sbaglia di grosso: la sua è una provocazione e se ci pensate è anche un’utile provocazione. Può servire a svegliare dal torpore, dalla rassegnazione, può spingere i produttori dei Nebrodi a non delegare più, a non fidarsi di questo o quell’altro.  C’è un dato storico ma c’è anche un dato di fatto: sui Nebrodi il suino nero c’è da sempre.

Altro dato, che Amerigo Salerno spiega bene, è quello della forza imprenditoriale presente in altri territori che si sono attrezzati da poco. I Nebrodi, in sintesi, hanno un vantaggio competitivo che è dato dalla capacità di marketing sul prodotto messa in campo sinora ma hanno sprecato tempo: divisioni e interessi di bottega hanno impedito sin qui di costruire un sistema coeso e forte, in grado di resistere, di svilupparsi, di crescere. Le occasioni sprecate sono state veramente tante: finora pochi hanno goduto veramente dei vantaggi. Allora il sistema si deve riorganizzare e la politica deve fare la sua parte, difendendo gli interessi degli imprenditori di quest’area, tutelando una filiera che può dare sviluppo non solo in agricoltura: pensate all’indotto fatto di logistica, packaging, controllo della filiera, marketing, comunicazione.

Il dibattito sul suino non è questione per pochi riguarda gli amministratori locali, le rappresentanze imprenditoriali, gli imprenditori stessi. Non è più tempo di andare in ordine sparso perché chi ha soldi (magari qualche grosso imprenditore del Nord) può ribaltare la situazione in un batter d’occhio magari con un investimento mirato in marketing e pubblicità.  Ci sono amministratori locali che hanno da tempo capito che questo è un settore strategico (come Sandro Lazzara a Longi che ancora quest’anno, il 28, organizza una sagra e un dibattito dedicato al tema) e altri amministratori di paesi dei Nebrodi (non facciamo nomi per carità di patria) che pur avendo le strutture, i terreni, le possibilità sembrano impegnati a dissuadere i giovani, più impegnati a farli andare via, a disincetivare chi è venuto da lontano ed è tornato sui Nebrodi per allevare maiali e produrre prosciutto.

Il suino nero dei Nebrodi esiste, perché è ormai entrato nelle abitudini dei consumatori (italiani e stranieri), fa parte della tradizione locale, non è più un concetto astratto ma un fattore economico reale. Ma il territorio deve imparare ad affrontare le questioni con maturità, guardando in prospettiva, ponendosi come motore di un sistema che deve seguire i Nebrodi non lasciarli indietro.  Dipende dal territorio, dalla capacità che ha di crescere: servono più allevamenti e più maiali. E visto il moltiplicatore economico forse è più conveniente mettersi a fare questo lavoro che aspettare le promesse di questo o quel politico che ha costruito il suo personalissimo potere sulla clientela e sullo sfruttamento degli altri.

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