Allevamenti sui Nebrodi, crisi per il blocco alla movimentazione bestiame

di Giuseppe Salerno
06/07/2021

Il recente stop alla movimentazione dei bovini dagli allevamenti siciliani verso le regioni d’Italia ufficialmente indenni da Brucellosi, a causa della presenza nell’Isola di alcuni focolai di tale malattia, sta danneggiando soprattutto l’intera area dei Nebrodi dove il settore della zootecnia rappresenta una fetta importante dell’economia locale.

Migliaia di vitelli attendono il via libera per partire verso la penisola. A rischio ci sono contratti già stipulati con gli allevatori che rischiano di pagare pesanti penali mentre in azienda, si è costretti a dare fondo alle scorte di foraggio e alle ultime riserve d’acqua.

Impossibile movimentare animali vivi dal Sud Italia, specialmente dalla Sicilia, al Centro e Nord, principali mercati di questa terra, e così il futuro di molte aziende agricole sane è a rischio. Così il senatore e responsabile nazionale del Dipartimento Agricoltura di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, ha presentato un’interrogazione al Ministro della Sanità e al Ministro delle Politiche Agricole per chiedere di intervenire sull’interpretazione del Regolamento Europeo che di fatto blocca la movimentazione del bestiame.

“Il Regolamento riguarda le prescrizioni in materia di sanità animale per i movimenti all’interno dell’Unione Europea di animali terrestri e di uova da cova, prevedendo il  blocco delle movimentazioni di animali in vita da territori NUI- Non Ufficialmente Indenni verso territori UI – Ufficialmente Indenni da alcune malattie, come la brucellosi”, ricorda De Carlo. “Il chiarimento del mese scorso da parte del Ministero della Salute esplicita il divieto assoluto di movimentazione animale tra questi territori”.

Un’interpretazione che, per De Carlo, sta mettendo in ginocchio le aziende: “In questa maniera, si limita la possibilità di spostare animali vivi dalla Regione Sicilia e da altre Regioni NUI verso le Regioni UI del Centro e Nord Italia: infatti, non è più sufficiente che gli animali vivi siano Ufficialmente indenni dalle malattie indicate, o che lo sia la sola azienda o l’allevamento di provenienza, ma è indispensabile che l’intero territorio in cui ricade l’azienda sia considerato indenne. L’attività di vendita del bestiame, principalmente verso il Nord Italia, ha sempre garantito agli allevatori una discreta fonte di reddito che ora viene completamente bloccata”.

Ad illustrare la situazione sul territorio dei Nebrodi è Gabriella Regalbuto, responsabile FdI del Dipartimento Agricoltura della provincia di Messina: “I principali partner commerciali siciliani sono Piemonte, Lombardia e Veneto, e non potendo più commercializzare con queste le regioni le conseguenze sono catastrofiche: le stalle sono stracolme e l’intero settore zootecnico è a terra. Il prezzo dei vitelli è sceso a 1 euro al kg rispetto ai 3 euro di appena un mese fa. Abbiamo già organizzato per mercoledì un incontro con oltre 100 allevatori siciliani per discutere della situazione e trovare tutte le possibili soluzioni e modalità di intervento sulla questione, dallo sciopero alla possibilità di una deroga regionale. Questo blocco è arrivato decisamente inaspettato, visto che il Regolamento Europeo è del dicembre 2019 e l’interpretazione dello scorso 8 giugno, e ha messo in ginocchio un settore già in grave difficoltà”.

De Carlo interroga quindi i ministri Speranza e Patuanelli per chiedere “se siano al corrente della situazione; se abbiano già previsto una deroga alla normativa; se non sia il caso di intervenire presso le Regioni  NUI affinché sia sviluppato un serio piano di eradicazione della brucellosi da raggiungere in 2/3 anni; se è possibile consentire, in forma straordinaria e temporanea, lo spostamento dei capi provenienti dalle aziende indenni, accantonando l’interpretazione più restrittiva del territorio”.

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