Antoci: “Sconcertato dal lavoro della Commissione, forse dovevo morire”

di Redazione
02/10/2019

“Rimango basito di come una Commissione, che solo dopo tre anni si occupa di quanto mi è accaduto, possa arrivare addirittura a sminuire il lavoro certosino e meticoloso che per ben due anni la Dda di Messina e le forze dell’ordine hanno portato avanti senza sosta, ricostruendo gli accadimenti con tecniche avanzatissime in uso alla Polizia Scientifica di Roma e che oggi rappresentano per l’Italia un fiore all’occhiello. Aveva ragione Giovanni Falcone, per essere credibili bisogna morire, ma io preferisco vedere gli uomini della mia scorta vivi piuttosto che morti insieme a me”.

Lo afferma l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, sulla relazione della Commissione regionale dell’Antimafia che ha definito l’ipotesi dell’attentato mafioso fallito la meno plausibile rispetto a quelle della simulazione e dell’atto dimostrativo.

“Tali tecniche – afferma Antoci – sono state utilizzate inizialmente per ricostruire due attentati: quello di via d’Amelio e quello perpetrato contro di noi quella notte sui Nebrodi. Di tutto questo la Commissione non ha tenuto conto, al contrario, con mio grande rammarico, ha prestato il fianco, attraverso una relazione ove si evidenziano più tesi, al mascariamento e alla delegittimazione, utilizzando audizioni di soggetti che non citano mai le loro fonti bensì il sentito dire o esposti anonimi che la magistratura, dopo attenta valutazione e trattazione, ha dichiarato essere calunniosi”.

Senza considerare, continua l’ex presidente del Parco dei Nebrodi che alcuni dei soggetti sentiti dalla commissione “hanno in corso procedimenti giudiziari. Così scrivono i magistrati della Dda di Messina nel loro dispositivo: ‘un vero e proprio agguato, meticolosamente pianificato, organizzato ed attuato con tecniche di tipo militare. Appariva indubbio che gli attentatori avessero agito non al fine di compiere un semplice atto intimidatorio e/o dimostrativo, ma al deliberato scopo di uccidere'”.

“Non potrà mai il presidente Fava – conclude Antoci – trovarmi d’accordo su quanto espressomi durante la mia audizione, quando mi affermò che i Magistrati e le forze dell’ordine hanno lavorato male. Hanno invece dato il massimo. Non si fa politica giocando con la vita delle persone e di esemplari poliziotti”.

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