“Concussio”, obbligo di dimora per la Di Bella al posto dei domiciliari

di Turi Milano
08/05/2019

Isabella Di Bella, la 69enne di Acquedolci imputata per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso nel processo in corso al Tribunale di Patti scaturito dall’operazione Concussio, è stata rimessa in libertà. La difesa, ai fini dell’attenuazione della misura, aveva presentato le risultanze di una propria indagine documentando, anche con materiale fotografico supportato dalle testimonianze rese in udienza, lo scorso 2 maggio, le frequentazioni di carattere conviviale tra l’imputata, che esercitava la professione di cartomante, e i due coniugi imprenditori, oggetto delle richieste estorsive per l’appalto da un milione di euro, bandito dal Comune di Mistretta, per lavori di valorizzazione e fruizione del patrimonio artistico sui 12 siti della “Fiumara d’arte”.

Dalla deposizione degli investigatori del Nucleo provinciale dei Carabinieri di Messina, che ha portato avanti l’inchiesta, risaltava come tra Isabella Di Bella e i coniugi imprenditori offesi, prima e dopo la presentazione delle querele, esisteva un rapporto confidenziale e di amicizia, motivo per cui la difesa della cartomante acquedolcese presenta, al Presidente del Tribunale, un’istanza di revoca della misura dei domiciliari che insiste sulla stessa, che trova opposizione da parte del Pubblico Ministero, Francesco Massaro, e dagli avvocati di parte civile.

Il collegio giudicante, formato dal presidente Ugo Scavuzzo, giudici Eleonora Vona e Francesco Torre, invece, accoglie l’istanza del difensore l’avvocato Alvaro Riolo, revocando gli arresti domiciliari cui la donna si trovava sottoposta dal 9 maggio 2018, dopo la pronuncia del Riesame che aveva sostituito la misura cautelare in carcere disposta con l’ordinanza del Gip eseguita la mattina del 20 aprile 2018. Alla Di Bella è stato applicato l’obbligo di dimora ad Acquedolci, con obbligo di presentazione alla Stazione dei Carabinieri 3 volte la settimana e il divieto di allontanarsi dal paese di residenza senza autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

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