Covid, Tusa: le diverse forme di quarantena generano ansia nella gente

di Giuseppe Salerno
05/05/2021

Lo scorso aprile, in seguito all’individuazione di alcuni casi positivi a Tusa, è scattata la messa in quarantena per tutti i contatti stretti degli infetti.

Quasi tutti i soggetti in quarantena dopo 7 -10 gg hanno effettuato il tampone. Tra questi, molti insegnanti e alunni ai quali è stato certificato l’esito negativo al molecolare da parte dell’Asp di Messina. Ma, subito dopo, alcuni sono stati contattati dalle Usca di pertinenza per chiarire che la prescrizione di quarantena ancora non sarebbe stata sciolta; altri, invece, sono stati liberati dalla quarantena dal proprio medico di famiglia e non hanno mai ricevuto ulteriori informazioni dall’Usca; altri ancora non hanno avuto comunicazioni in merito e, con l’esito negativo del tampone, hanno pensato di essere automaticamente fuori dalla quarantena.

Molti i cittadini coinvolti che non comprendono il motivo di una gestione diversificata dei “quarantenati”, laddove sussistano le stesse condizioni. Diversi di loro si sono rivolti al nostro giornale per denunciare pubblicamente, una gestione confusionale che non segue, come dovrebbe, un protocollo preciso e uguale per tutti e che non fa altro generare un fondato allarmismo.

Alla richiesta di chiarimenti alle Usca di riferimento, o al proprio medico di famiglia, la spiegazione (solo) per alcuni è subito arrivata:  trattandosi di probabile variante del virus ed essendo interessato il contesto scolastico, è scattato il protocollo che prevede una quarantena più lunga, ovvero di 14 giorni anziché 10; i soggetti in quarantena, dopo il primo tampone (negativo), avrebbero continuato la quarantena fino al secondo tampone, intorno al 14° giorno dall’ultima esposizione al caso positivo; solo allora il medico di famiglia, raccolta la documentazione del caso, avrebbe potuto sciogliere la quarantena.

Allora, se è questa la procedura e il protocollo da seguire, perché ad alcuni, dopo l’esito negativo al primo tampone, non è stato chiesto e spiegato di rimanere ancora in quarantena? Perché altri, invece, sono stati trattenuti in quarantena, in attesa di un nuovo tampone? Per non parlare di chi è rimasto in quarantena senza notizie, quasi per due settimane, su quando avrebbe effettuato il tampone. Oppure del numero di tamponi: per alcuni un paio, per altri soltanto uno.

I cittadini coinvolti, come ad esempio alcuni insegnanti che risiedono fuori dell’ambito territoriale di Tusa, sono stati presi in carico da differenti Unità speciali di continuità assistenziali, presenti nelle diverse aree della provincia di Messina. Alcune Usca hanno dato delle indicazioni, altre, indicazioni diverse. Ma non si sarebbero dovute applicare le stesse procedure in modo equo su tutto il territorio? Quale Usca, quale medico di famiglia, a questo punto viene da chiedersi, segue il giusto protocollo e quale improvvisa? Sono troppe le domande che si pongono i tanti cittadini che oltre a vivere la preoccupazione generata dall’emergenza sanitaria e le difficoltà originate dalle restrizioni, devono fare i conti con lo stato ansioso determinato dalla confusione che si è venuta a creare nella dissimile applicazione dei protocolli in aree della medesima provincia troppo vicine l’una dall’altra.

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