Gioele, oggi l’autopsia sul piccolo: le ipotesi del legale della famiglia
Oggi a Palermo, nel laboratorio della Questura del capoluogo siciliano, verranno eseguite delle verifiche sui vestiti trovati addosso a Viviana Parisi, la madre del piccolo Gioele, trovata cadavere ai piedi del traliccio dell’alta tensione nelle campagne nei pressi di Caronia, l’8 agosto scorso.
Esami di laboratorio, particolari e approfondite, consentiranno agli investigatori di capire se la donna è morta lì o altrove, considerato che l’inchiesta tiene pure conto dell’ipotesi omicidio e sequestro di persona. Ieri il papà di Gioele, Daniele Mondello, ha riconosciuto le scarpine blu del figlio, ritrovate nel pomeriggio del 19 agosto nei boschi di Caronia vicino ai resti umani, che, a questo punto, sgombrano il campo da ogni dubbio: i resti umani appartengono al piccolo. “Sì, questi sono gli indumenti che indossava quella mattina. Quelle scarpe – ha affermato Daniele in lacrime – gliele ho comprate io con Viviana. Sono di Gioele”.
La salma del bambino si trova nell’obitorio del Policlinico di Messina. Oggi probabilmente inizieranno gli esami che porteranno a capire le cause del decesso. Insieme al medico legale, Elena Ventura Spagnolo, anche l’entomologo forense Stefano Vanin, che aveva in passato partecipato alle indagini su Yara Gambirasio e Melania Rea. L’equipe di periti mette le mani avanti: “Sarà difficilissimo stabilire la causa della morte”.
Intanto il legale della famiglia Mondello, il quale sostiene che Viviana non si è uccisa e non ha ucciso Gioele, avanza le proprie ipotesi sull’accaduto: “E’ probabile che il bambino abbia vagato tra i boschi fino al momento in cui è incorso in un incontro funesto, forse un suino nero dei Nebrodi; in zona ve ne sono molteplici sia da allevamento che allo stato brado”.
“Il teste del nord – il cui senso civico rinvilisce a distanza di due settimane – riferisce di una madre che si evidenzia per una condotta di protezione e tutela del figlio. Protezione. Viviana è rinvenuta ai piedi di un traliccio, il corpo della madre e quello del piccolo distano 500 metri in linea d’aria e più di 1 km se si seguono le stradine di collegamento viario – continua l’avvocato Claudio Mondello. E’ lecito a questo punto ipotizzare quanto segue: il bambino sfugge alla vigilanza della madre e si allontana. Forse anche solo di pochi passi. Probabilmente qualcosa, in quello scenario di campagna, attira la sua attenzione oppure lo spaventa. La madre, terrorizzata, cerca disperatamente di trovarlo ma i suoi tentativi falliscono”.
“Al fine di meglio orientarsi, quindi, decide di salire sul pilone della corrente e guadagnare una posizione di privilegio rispetto al luogo circostante. E’ vero che il traliccio è posto piu’ in basso rispetto alla collina adiacente (circostanza che mi lasciava dubbioso su uno scenario di tale guisa) ma lo è, altresì, che è l’unica tipologia di struttura che consenta di guardarsi intorno a 360 gradi. E’ compatibile, pertanto, con l’idea di chi voglia perlustrare la zona limitrofa; probabilmente (così ipotizzo) per guadagnare il contatto visivo col bambino.”
“Perché per ritrovare il bambino e non per ritrovare la via smarrita? Perché si discorre di un possibile pericolo mortale (da quel traliccio transita corrente elettrica ad alto voltaggio) per cui ipotizzo che una spinta esiziale – tale da far decadere ogni indugio – sia stata, per Viviana, quella di ogni madre responsabile: l’amore (“mi coinvolse un senso di protezione”) e la tutela del proprio bambino. Da quella posizione Viviana, finalmente, rintraccia Gioele: si affretta a scendere ma, probabilmente per evitare di perdere tempo, ritiene preferibile saltare. Questa scelta le è fatale.”