Il messaggio di mamma Concetta: “Non abbiate paura di chiedere aiuto”

di Giuseppe Salerno
01/02/2021

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la testimonianza di una mamma di Santo Stefano di Camastra. La mamma di una bambina “speciale”, alle prese con le difficoltà della vita esasperate dalle incessanti e particolari attenzioni necessarie per compensare la situazione in cui si ritrova. La parte più dolorosa per chi ha un figlio “diverso” consiste nel dimenticare il futuro che si era immaginato per sé e per la propria famiglia. Nella lettera inviata a Nebrodi News, Concetta, non intende solo ringraziare le Istituzioni, grazie alle quali oggi può credere sperare in un futuro migliore, ma vuole anche spronare tutti quei genitori,  nudi e privi di identità, che preferiscono trincerarsi dentro le difficoltà, negando gli aiuti e facendo osservare, al figlio “speciale”, il mondo esterno da dietro un vetro, mantenendo una distanza.

Sono Concetta…

“…soccorritrice del 118 e madre di tre splendidi bambini: un maschietto di 7 anni, una femminuccia di 6 anni ed un altro maschietto di 3 anni. Scrivo questa lettera, aperta, per lanciare un messaggio di sensibilizzazione e ringraziare contestualmente le istituzioni.

Era il 2018, quando a mia figlia veniva diagnosticato un problema di disturbo del comportamento che dava il via ad un’odissea. La mia odissea. L’odissea di donna e soprattutto di madre che non smette mai di sperare e cercare, con tutte le proprie energie, di assicurare un futuro migliore a colei che ha allargato la mia visione di vita.

Intorno a me, con stupore e meraviglia, mi sono ritrovata una schiera di persone affabili, pronti e disponibili. Uomini e donne delle Istituzioni che hanno fatto di tutto per darmi sostegno e supporto. Il sindaco di Santo Stefano, Francesco Re, la preside dell’IIS “Alessandro Manzoni” di Mistretta, Virginia Ruggeri, la cooperativa Iside, nella figura del presidente Scorsone, la neuropsichiatria infantile dell’ospedale di Sant’Agata di Militello, i dottori Liotta e Galipò, l’Oasi di Troina, con i medici Musumeci e Schillaci e la Cooperativa Sociale Capp 1990 di Sant’Agata di Militello, per il sostegno tangibile che in ultimo si è concretizzato nell’avermi ridato la possibilità di tornare a lavorare facendomi riassaporare quella dignità che ciascun lavoratore coglie quando riesce a contribuire fattivamente al sostentamento della propria famiglia. Ancorché regalarmi la possibilità di dedicarmi agli altri due figli minori che altrimenti sarebbero stati inevitabilmente travolti da svariate altre problematiche familiari.

Ringrazio tutti loro per avermi/ci supportato, garantendoci l’affiancamento di figure altamente qualificate, quali un’educatrice domiciliare pomeridiana, un’assistente alla comunicazione scolastica a domicilio, nella didattica a distanza e un insegnante di sostegno. Per averci supportato psicologicamente, ridando quella serenità all’intero nucleo familiare, che via via stava per affievolirsi Questa lettera a parte ringraziare vuole anche fungere da monito per tutti coloro che, come me, giorno dopo giorno imparano il delicato, ma nobile, mestiere di “genitore “.

Non abbiate paura di chiedere aiuto, non vergognatevi delle diversità dei vostri figli: fareste un torto a loro, a voi stessi e alla dignità umana. Accettare dei disturbi di qualsivoglia natura, non significa stigmatizzarli o esporli alla derisione della società, bensì lottare affinché, chi di dovere, si attivi per fornire tutti gli strumenti necessari per colmare disagi. Perché di disagi si tratta. Significa affidarsi a specialisti capaci di entrare, con le giuste competenze e in punta di piedi nel loro mondo, scrutandone l’interiore, attraverso il gioco, il disegno, la musica, seguendolo in percorsi educativi personalizzati.

Non nascondetevi, ma abbiate sempre il coraggio di accettare e di chiedere aiuto. La sofferenza mi ha avvicinata alla fede e alla religiosità, permettendomi di tirar fuori valori e risorse fino a quel momento a me sconosciuti. Ho imparato a leggere i segni che Dio mi mandava, quasi a volermi mostrare le soluzioni ai problemi che mi si presentavano nella quotidianità. E per questo che in questa battaglia la mia famiglia non si è mai sentita sola.

L’augurio che faccio a noi tutti genitori e quello di crescere i nostri figli secondo la cultura in cui la diversità non venga vista come una minaccia, bensì come una fonte di arricchimento, perché mai nessun bambino torni a casa piangendo, perché i compagnetti di scuola lo etichettano come “diverso o strano”. Dopo il verbo “amare” il verbo “aiutare” è il più bello del mondo. Grazie all’aiuto che ho ricevuto dalle Istituzioni nutro speranze e fiducia per il mio futuro, per il futuro dei miei figli e della mia famiglia”.  

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