La scuola e la didattica a distanza al tempo del coronavirus

di Lucio Volo
09/04/2020

Il coronavirus ha cambiato tempi, modalità e riti a cui la scuola era abituata da secoli di esperienza. Se un po’ tutti sappiamo usare un tablet o un computer, l’uso didattico di questi strumenti è ben altra cosa. E cambia anche il ruolo dei genitori, soprattutto di quelli con figli piccoli. A casa con lo smart working o a lavoro, sono loro infatti a seguire i figli.

Ma cosa si intende per didattica a distanza? Lo abbiamo chiesto al professore di tecnologia Alfio Morello, animatore digitale dell’Istituto Comprensivo di Santo Stefano di Camastra, il quale ci ha parlato sulle difficoltà che ha incontrato la scuola nell’introdurre lo studio da casa:

“Le difficoltà incontrate dalla mia scuola credo siano quelle rilevate da tutte le scuole d’Italia, e sono legate all’attivazione tempestiva ed immediata, nonché inaspettata, di modalità didattiche insolite, conosciute da molti docenti per i corsi di formazione che negli ultimi 20 anni abbiamo seguito, ma che come spesso accade sono rimasti pressoché teorici”.

A che punto è il processo di digitalizzazione?

“Da un lato è vero che la scuola di oggi è digitalizzata, che le TIC, cioè le tecnologie innovative applicate alla didattica, ormai sono di uso comune, ma è pure vero che la didattica in remoto, la così detta didattica a distanza (DAD), è stata una sperimentazione del tutto estemporanea e ancora lo è”.

Come ha reagito la vostra scuola?

“La nostra scuola ha reagito, devo dire, abbastanza bene, rispondendo in tempi rapidi a questa nuova esigenza. Siamo partiti nei primissimi giorni con lo strumento che tutti hanno a disposizione, lo smartphone, utilizzando le più comuni App di messaggistica, per poi approdare alle diverse piattaforme disponibili, come Weschool, Meet, Zoom, Classroom, ecc., sia per creare classi virtuali dove scambiare materiali con gli studenti, sia per fare delle videolezioni. Lì viene richiesta alle famiglie una partecipazione e una collaborazione ancora maggiore, mentre i più grandi, maggiormente digitalizzati anche dal punto di vista scolastico, una volta iniziato hanno imparato ad essere più autonomi”.

Come stanno reagendo gli alunni?

“Il regalo più gradito che ci stanno facendo i nostri alunni è la loro richiesta di tornare sui banchi di scuola. Siamo contenti di come stiamo affrontando questa emergenza direi surreale anche se la scuola fatta in classe è un’altra cosa”.

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