L’emergenza Coronavirus: a Galati Mamertino scelte inopportune e repliche sguaiate

di Turi Milano
16/03/2020

Si chiama opportunità. E’ una parola semplice, forse un po’ lunga ma facile da mandare a memoria e ancora più semplice da ripetere. Ed è una parola che si addice ai tempi, tristi, che stiamo vivendo. Ecco perché ci siamo sorpresi non poco quando abbiamo letto il post disperato del commerciante di  Galati Mamertino che lamentava una telefonata da parte di un amministratore su questioni di traffico o urbanistiche. Il che poco importa in questo caso. Potremmo fare un paragone con altre amministrazioni, anche dei Nebrodi, che si sono preoccupate di intervenire immediatamente per aiutare i cittadini, gli imprenditori, i liberi professionisti con provvedimenti di sospensione dei tributi, di rinvio di pagamenti.  Eccola la questione di opportunità che forse è sfuggita “all’assessore che ci mette la faccia” (è una nuova delega?) cui vogliamo dire, con orgoglio, che è vero: siamo di parte perché stiamo dalla parte dei cittadini, perché immaginiamo un futuro diverso per questa comunità, perché pensiamo che ci debba essere una crescita economica, sociale e politica dei Nebrodi.

Come al solito le repliche all’articolo di Nebrodi News sono state un tantino sopra le righe anzi diciamo pure sguaiate per chiamare le cose con il loro nome.

Si vorrebbe far credere che, anche in questo caso, si tratti di una polemica assurda e capziosa, fatta per colpire questo o quell’altro. Un modo per buttare la palla fuori dal campo quando il gioco non piace. E trascuriamo lo scarso peso che gli amministratori di questo Comune danno alle parole sia che si tratti della parola opportunità sia che si tratti della parola verità: quella loro è verità rivelata, ontologicamente assoluta, perpetua e valida nei secoli dei secoli; quelle degli altri sono falsità e bugie messe in piedi per smerdare il paese come se il paese non si fosse smerdato da solo con una serie di scivoloni, gaffe e a volte, persino, comportamenti al limite della legalità. Siamo dunque arrivati al dogma e al presupposto dell’infallibilità? Ma lasciamo stare. Riusciamo persino a comprendere lo sforzo di normalità in una situazione così difficile: prima o poi (meglio prima che poi) questo momentaccio dovrà passare e allora meglio prepararsi. Il che non è sbagliato in linea di principio ma è, lo ripetiamo, inopportuno nel momento in cui la gente ha paura, il distanziamento sociale è diventato la regola, il Paese (l’Italia) è tecnicamente collassato.

Il paese (Galati questa volta) è svuotato: di persone e di senso.  Ed è da questa considerazione che bisogna partire per cominciare a riprogettare il futuro ricostituendo il tessuto connettivo tipico di queste comunità e fondato sulla solidarietà. Ci sarà tempo per fare scelte amministrative e di governo ma questo è il momento della riflessione sulle urgenze e una urgenza è quella del piccolo tessuto commerciale e artigiano che a Galati esiste e che rischia di collassare, di chiudere definitivamente. Da leggere la testimonianza di un imprenditore del Nord: “Non chiudo la fabbrica perché se chiudo oggi rischia di essere per sempre”. Questo è il dato, la paura di chi ha investito tutto nella propria attività si tratti di un fioraio, di un barista o di un ristoratore, di un falegname o di un fabbro. La paura che dopo, quando tutto sarà finito, non resti nulla. Il deserto.

Ci sarà dunque tempo per confrontarsi: chiudere piazza San Giacomo al traffico auto o no? Ma anche su tutto il resto per capire veramente cosa, questa piccola comunità, vuole fare del proprio futuro. Bisognerà ricostruire e soprattutto ritrovare la fiducia. #andràtuttobene Speriamo.

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