Mafia, processo Nebrodi: sei condanne nel rito abbreviato

di Redazione
23/04/2021

Si è concluso con sei condanne, per un totale di oltre 50 anni di reclusione e due assoluzioni, il giudizio, con il rito abbreviato, di uno stralcio del processo “Nebrodi”, frutto della maxi operazione condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina nel gennaio 2020 che ha scoperchiato il sistema delle truffe all’Agea su cui ruotavano gli interessi dei clan mafiosi tortoriciani.

La sentenza è del gup Simona Finocchiaro. Sono stati condannati Giuseppe Bontempo (classe 1964) a 10 anni e 8 mesi, Sebastiano Bontempo (classe 1969) a 24 anni e Samuele Conti Mica a 2 anni e 4mila euro di multa. Inoltre sono stati condannati Carmelo Barbagiovanni a 3 anni, Giuseppe Marino Gammazza a 8 anni e 4 mesi in continuazione con altra sentenza e Salvatore Costanzo Zammataro a 4 anni. Sono stati invece assolti Giorgio Marchese e il notaio Antonino Pecoraro. Ai collaboratori di giustizia è stata riconosciuta l’attenuante per la collaborazione.

I pubblici ministeri Vito Di Giorgio, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti avevano chiesto condanne che vanno da 20 anni a 2 anni. Si tratta dello stralcio della maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Messina, mentre per quanto riguarda il troncone principale, è in corso nell’aula bunker del carcere di Gazzi il processo ordinario che conta un centinaio di imputati. Il processo si tiene davanti ai giudici del tribunale di Patti.

Le indagini hanno puntato l’attenzione sul nuovo assetto del clan dei Batanesi operante nella zona di Tortorici e sulla costola del clan dei Bontempo Scavo. Per l’accusa l’interesse principale dell’organizzazione era di ottenere contributi comunitari concessi dall’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura. In particolare, gli investigatori hanno accertato, a partire dal 2013, la percezione di erogazioni pubbliche per oltre 10 milioni di euro.

Tra i condannati, dunque, proprio il boss Sebastiano Bontempo detto “u uappo”. I Ros intercettarono nel 2016, anno in cui fu compiuto l’attentato ai danni di Giuseppe Antoci, una conversazione di un suo uomo che riferendosi all’ex presidente del Parco dei Nebrod dice: “Ci vorrebbero cinque colpi per farla finita definitivamente…”.

Bontempo, allora da poco scarcerato, emergeva come figura di primo piano della cosca criminale nebroidea. Era iniziato il 2 marzo, nell’aula bunker del carcere di Gazzi, a Messina, il ‘maxiprocesso Nebrodi’, scaturito dall’operazione condotta dalla Direzione distrettuale antimafia che ha scoperchiato il sistema delle truffe all’Agea su cui ruotavano gli interessi dei clan mafiosi tortoriciani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.