Sant’Agata, assolte tre persone per il reato di macellazione clandestina

di Redazione
15/04/2021

Tre uomini del comprensorio nebroideo furono fermati e denunciati dagli agenti di polizia del commissariato di Sant’Agata, quando era retto dall’allora dirigente Daniele Manganaro, per i reati di macellazione di animali, in luoghi diversi dagli stabilimenti o dai locali riconosciuti, maltrattamento di animali e ricettazione.

Avvocato Daniele Corrao

Furono i poliziotti ad individuare il luogo, in aperta campagna, nel quale tre individui stavano macellando, in un sito non autorizzato e quindi clandestinamente, un bovino adulto del peso di circa trecento chilogrammi, dell’età apparente di 14/ 15 mesi. L’animale era privo di bolo ruminale e di marchi auricolari necessari per l’identificazione e la tracciatura. I tre fermati ed identificati furono denunciati alla Procura di Patti.

I soggetti erano stati denunciati a piede libero per il reato previsto e punito dall’ art 6 del Dlgs 193 del 2007 per aver effettuato, in concorso tra loro, attività di macellazione di animali, in luoghi diversi dagli stabilimenti o dai locali a tale fine riconosciuti e del reato di cui all’art. 544 bis del codice penale per aver cagionato la morte di un bovino. Al termine del processo, il Pubblico Ministero, ritenuta la penale responsabilità degli imputati ne aveva chiesto la condanna alle pene previste per tutti i reati contestati.

Il Giudice del Tribunale di Patti, dott. Giuseppe Turrisi, in accoglimento della tesi illustrata dal legale di fiducia degli imputati, Avv. Daniele Corrao (nella foto), ha assolto i tre imputati dal reato di macellazione abusiva, ritenendo sussistenti gli estremi della responsabilità penale solo per l’abbattimento del capo, condannando i soggetti alla pena di 4 mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione della pena.

Quanto alla macellazione clandestina, la tesi difensiva prospettata in aula dal legale, ed accolta dal Giudice, ha evidenziato come in concreto l’attività posta in essere dai soggetti, accertata al momento del controllo della Polizia Giudiziaria ed emersa nel corso dell’istruttoria dibattimentale, non fosse riconducibile alla fattispecie punita dalla norma sulla macellazione abusiva “clandestina” riconducendosi piuttosto ad una attività ad esclusivo fine domestico privato che, secondo quanto argomentato, non è sanzionata penalmente; conseguentemente ha mandato assolti tutte e tre gli imputati in relazione a tale capo d’accusa contestato.

 

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