Mistretta, indagini anche per indebite percezioni di contributi Agea

di Salvo Lapietra
23/01/2017

Mistretta – Un’indagine a tutto campo. Che punta in più direzioni. I carabinieri di Mistretta, dopo una prima fase di indagini di iniziativa, hanno alzato il tiro e coordinati dalla Procura di Patti hanno dato un’accelerata a un’inchiesta che si annuncia molto delicata. I fronti sono almeno due: il primo riguarda la correttezza degli atti amministrativi e in particolare l’azione dell’amministrazione guidata dal sindaco Liborio Porracciolo sul fronte dei fondi rustici. Il secondo invece riguarda possibili indebite percezioni di contributi pubblici della comunità europea erogati tramite Agea.

Sono gli stessi carabinieri a spiegare in dettaglio il tutto, introducendo per la prima volta in questa intricata storia un accostamento che fa accapponare la pelle, quello con la mafia dei pascoli e il rispetto del cosiddetto protocollo Antoci: “Le indagini – si legge nel comunicato stampa diffuso dai carabinieri -, in particolare, oltre a verificare se vi sono stati abusi od omissioni nella conduzione del patrimonio comunale, sono tese a stabilire se i fondi stessi, anche attraverso prestanome, o subentri, siano entrati nella disponibilità della c.d. “mafia dei pascoli” che il c.d. protocollo “Antoci”, adottato dal Comune, si prefigge di contrastare”.

Non solo. Aggiungono di più: “Sono già al vaglio degli inquirenti della Compagnia Carabinieri numerosi fascicoli aziendali posti sotto la lente d’ingrandimento per verificare l’entità delle indebite percezioni di contributi pubblici della comunità europea erogati tramite Agea cui avrebbe dato luogo anche la gestione poco trasparente della predetta amministrazione”. Insomma, sembra di capire dal comunicato stampa che via sia una diretta connessione tra la mancata applicazione del protocollo Antoci e la possibile indebita percezione di contributi da parte di alcuni o molti soggetti. Il sindaco di Mistretta, in una nota, racconta alla cittadinanza e all’opinione pubblica la sua verità. Dice, a nome anche dell’intera amministrazione comunale, “di aver appreso solo ed esclusivamente dalla stampa notizie riguardanti presunte responsabilità dell’amministrazione” e tutti (Porracciolo e la giunta) si “dichiarano sconcertati dai titoli a effetto stamani pubblicati da alcuni blog online e lesi nella loro immagine e moralità, in considerazione altresì che tutto sembrerebbe scaturito dall’assunto di alcuni consiglieri di opposizione. Confidano nell’operato degli inquirenti, consapevoli di aver posto in essere atti, deliberazioni, provvedimenti e direttive nell’esclusivo rispetto della legge e della normativa vigente”.
E’ possibile che anche questo comunicato finisca agli atti degli inquirenti, visto che fornisce una versione dei fatti che probabilmente verrà riscontrata dagli investigatori con la mole di faldoni che hanno portato via dagli uffici del Comune. Faldoni ricchi di corrispondenza tra i funzionari del Comune e il primo cittadino: sarà il magistrato a capire se alcuni atti, come l’avviso pubblicato a firma del sindaco, sono legittimi o meno e se il sindaco ha agito correttamente. Di materiale su cui fare verifiche e accertamenti ce n’è parecchio: i militari, sempre secondo il comunicato, hanno proceduto ad acquisire decine e decine di faldoni contenenti tutta la documentazione inerente la gestione dei fondi rustici di proprietà dell’ente, relativa agli ultimi anni, “riguardante una materia particolarmente spinosa e delicata che recentemente ha visto le propaggini politiche scontrarsi per la mancata approvazione del relativo regolamento comunale”.
La prima fase di indagini di iniziativa, ricordano i carabinieri, è scaturita a seguito delle dichiarazioni rese durante alcuni consigli comunali: i militari hanno assunto a sommarie informazioni testimoniali alcuni esponenti del gruppo consigliare di maggioranza da cui sarebbero emersi presunti abusi e omissioni commessi dall’amministrazione comunale in carica. Un’indagine di cui a Mistretta si parla ormai da giorni  tanto che ha suscitato non poca meraviglia la dichiarazione del sindaco che dice di aver appreso dalla stampa dell’indagine in corso.

I carabinieri, si legge ancora nel comunicato, hanno agito “su incarico della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti, che coordina le indagini e che ha disposto approfonditi accertamenti, hanno proceduto all’acquisizione di tutta la documentazione inerente la gestione dei fondi rustici comunali esistente presso i predetti uffici per accertare se tale gestione sia stata trasparente ed imparziale, così come previsto dall’art. 97 della Costituzione, nonché conforme al protocollo di legalità sottoscritto dal Comune di Mistretta presso la Prefettura di Messina in data 18 marzo 2015”. Dal 18 marzo 2015 a oggi sono trascorsi quasi due anni e i cittadini si chiedono perché in tutto questo tempo non si è arrivati a un corretto affidamento dei fondi rustici. Una domanda che probabilmente si pongono oggi anche carabinieri e magistrati. Chi ha giocato sporco? Chi ha provato ad aggirare le norme? Chi ha fatto finta di nulla di fronte al protocollo Antoci? La risposta a queste domande si trova in quei faldoni perché, come sa un giovane studente di giurisprudenza, il diritto amministrativo parla attraverso gli atti. Insomma le chiacchiere stanno a zero. Per comprendere questa vicenda è in quella decina di faldoni che bisogna cercare. All’interno dei quali, per esempio, è possibile trovare i pareri del segretario comunale e quelli del responsabile dell’area patrimonio.

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