Mentre la politica discute, i cittadini dei Nebrodi muoiono per mancanza di un sistema sanitario
“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata. Si può riassumere così, richiamando questa famosa locuzione latina di Tito Livio, lo stato in cui versa il Servizio Sanitario sui Nebrodi. Mentre la politica discute, i cittadini dei Nebrodi muoiono per le mancanze di un sistema sanitario, detto più miseramente.
La tragedia sull’autostrada A20 Messina-Palermo, avvenuta lo scorso 2 dicembre con la morte del piccolo Brando, nato prematuro in una piazzula autostradale mentre sua mamma si recava all’ospedale Barone Romeo di Patti, ha scosso non solo la comunità amastratina ma tutti i Nebrodi. La magistratura ha aperto un’inchiesta e farà i suo accertamenti ma c’è un tema politico che non si può ignorare. C’è un territorio che lamenta da anni tagli indiscriminati al Servizio Sanitario Nazionale ma che vede i propri rappresentati dilettarsi in continue riunioni e incontri senza “cavare un ragno dal buco”.
Da più di uno anno infatti raccontiamo dalle pagine del nostro giornale di iniziative promosse dai sindaci dei Nebrodi sul tema legato alla sanità. Ne abbiamo scritto (trovate tutti gli articoli nel nostro archivio) e continueremo a farlo, badate bene, ma adesso la misura è colma. Fiumi di parole e di comunicati stampa non hanno ancora risolto nulla.
Come i nostri lettori sapranno la sanità è un tema su cui abbiamo scritto molto e che ci sta particolarmente a cuore. Abbiamo segnalato più e più volte le carenze di un sistema sanitario fragile che costringe i cittadini nebroidei a lunghi viaggi non solo in provincia, nell’Isola, ma anche al Nord. Abbiamo scritto delle chiusure di punti nascita, reparti, guardie mediche e della mancanza dei medici di base. Abbiamo riferito delle riunioni tra i primi cittadini e la Regione Sicilia (qui trovate l’articolo dell’incontro con l’assessore Razza fatto 10 mesi fa) in cui si chiede un servizio sanitario all’altezza del 2021, alla luce anche della pandemia che ha messo in primo piano invece che è carente per un territorio come quello dei Nebrodi. Due mesi fa i sindaci fecero un flash-mob di fronte all’ospedale di Sant’Agata Militello (qui trovate l’articolo) in cui si sollecitava l’ennesimo incontro con l’esponente del Governo Musumeci che regge l’Assessorato di piazza Ottavio Ziino. Non sappiamo nemmeno come sia finita. Se si sia svolto o meno. Nulla. Il silenzio.
Il Consiglio comunale straordinario di Mistretta, convocato dopo la tragedia del piccolo Brando, ha riunito ancora una volta sindaci, deputati nazionali e regionali. “Parole, parole, parole” – direbbe Mina. E poi ieri l’ennesima riunione dei sindaci del Distretto sanitario 31 al Castello Gallego di Sant’Agata Militello per discutere di criticità già note a tutti.
Ci rendiamo conto che i sindaci sono il “parafulmine” di tutti i problemi ma non è più tempo di incontri e riunioni. È il tempo dei fatti. È il tempo di sbattere i pugni sul tavolo e porre in campo una strategia per i Nebrodi che passi per primo dalla tutela della salute. I soldi ci sono ma evidentemente manca la volontà politica. Ecco più fatti e meno chiacchiere, lo chiedono le generazioni presenti e future che non voglio arrendersi allo spopolamento di questo meraviglioso territorio.