Processo Camelot, ecco perché Mancuso è stato assolto

di Redazione
30/04/2022

Non c’è alcun elemento probatorio tale da portare alla condanna del sindaco di Sant’Agata Militello Bruno Mancuso. Emerge questo dalle 93 pagine di motivazioni del processo di primo grado, conclusosi lo scorso 4 febbraio, relativo all’operazione “Camelot” scattata a Sant’Agata Militello otto anni fa e dove è stato assolto il primo cittadino santagatese. Mancuso è stato assolto, per non aver commesso il fatto, dall’accusa iniziale di essere il promotore di una associazione a delinquere.

Il collegio giudicante del Tribunale di Patti (presidente Mario Giuseppe Samperi, a latere i giudici Andrea La Spada ed Edoardo Zantedeschi), il 4 febbraio scorso, ha dichiarato due condanne, una assoluzione totale (quella di Mancuso) ed una parziale e deciso quattro prescrizioni oltre ad una quinta parziale.

Condannato a 4 anni all’ex responsabile dell’ufficio tecnico comunale Giuseppe Contiguglia, interdetto dai pubblici uffici per 5 anni e stabilita l’incapacità a contrarre con la P.A. per la durata della pena principale (4 anni) per l’associazione a delinquere. A Contiguglia è stato contestato il ruolo di organizzatore e per questo per il reato non sarebbe intervenuta prescrizione, e decretato il “non luogo a procedere” per il capo di imputazione relativo al reato di falso, per intervenuta prescrizione. Per lui anche la condanna al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno nei confronti del Comune. Condannato a 2 anni Francesco Spitaleri per il reato di calunnia, al risarcimento del danno nei confronti della parti civili. Per Antonino Naso, Carmelo Gambadauro, Calogero Silla e Meli Bartolone è sopraggiunta prescrizione dei reati di falso e associazione. Nel processo Camelot erano 17 le persone imputate, e solo uno – il diciottesimo – optò – allora – per il rito abbreviato. Per 10 degli imputati il procedimento si era già concluso per intervenuta prescrizione dei reati che li avevamo portati alla sbarra.

Riguardo alla condanna riportata in primo grado dall’ingegnere Giuseppe Contiguglia, il collegio giudicante scrive che “l’obiettivo del gruppo (funzionari dell’Ufficio Tecnico comunale di Sant’Agata Militello coordinato dallo stesso Contiguglia ndr) era massimizzare i finanziamenti pubblici a favore dell’ente comunale…finanziamenti perseguiti in quanto tali per consentire vantaggi economici indebiti e gratificazioni di singoli associati”. Sotto accusa le modalità con le quali i professionisti esterni avrebbero svolto “la progettazione preliminare – si legge nelle motivazioni – o definitiva di un determinato lavoro ovvero si attivavano per consentire di ottenere un finanziamento specifico”. Progettazioni che permettevano ai dipendenti comunali, come previsto dalla legge, di ottenere il compenso del 2% mentre i professionisti esterni “venivano successivamente – scrive il collegio giudicante del Tribunale di Patti – ricompensati mediante procedure di gare fittizie…tuttavia la formale legittimità del bando non consente di escludere la turbativa della gara”.

L’operazione “Camelot” scattò il 15 febbraio 2014, coordinata dalla Procura di Patti e venne eseguita dalla Squadra Mobile di Messina e dalla polizia del Commissariato di Sant’Agata Militello. L’inchiesta, guidata dall’allora Procuratore di Patti Rosa Raffa, fece emergere la presunta mal gestione di alcune opere pubbliche appaltate e realizzate a Sant’Agata Militello nel periodo compreso tra il 2011 e il 2013 quando era sindaco quello attuale, Bruno Mancuso.

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