Tortorici, ecco perché è stato sciolto il Comune per mafia

di Redazione
02/02/2021

“La Commissione di indagine, a conclusione dell’attività ispettiva, ha concluso che traspare uno stato di generale, grave precarietà del Comune di Tortorici e, soprattutto, una legalità debole che rende, quanto meno, plausibile in un contesto caratterizzato dalla pervasiva presenza della malavita organizzata di tipo mafioso quello che può definirsi un “condizionamento ambientale”.

E’ la conclusione della relazione realizzata dalla Commissione ispettiva della Prefettura di Messina che motiva così la decisione per la quale il Comune di Tortorici sia stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel dicembre del 2020. Il Consiglio dei ministri aveva affidato in seguito la gestione a una Commissione straordinaria per 18 mesi.

Tutta nasce dall’Operazione Nebrodil’inchiesta sviluppata dal 2016 che ha portato il 15 gennaio 2020 all’arresto di 94 persone. Nell’operazione era anche stato inizialmente posto ai domiciliari il sindaco di Tortorici Emanuele Galati Sardo, prima sospeso dalla carica e poi reintegrato, a seguito della revoca della misura cautelare, e indagato ad oggi per concorso esterno in associazione mafiosa.

Da qui è partita l’indagine della Commissione prefettizia che ha compiuto una “puntuale analisi del contesto ambientale di Tortorici, con particolare riferimento alla presenza sul territorio della criminalità di tipo mafioso, alla posizione degli amministratori e dei dipendenti comunali, nonché alla gestione amministrativa dell’Ente”.

“Con riferimento agli amministratori – si legge – per quanto la vicenda giudiziaria che ha portato all’arresto del sindaco, per concorso esterno in associazione mafiosa, riguardi la sua attività privata di titolare di un centro di assistenza agricola, va evidenziato come l’attuale primo cittadino appaia inserito, per via dei rapporti di affinità e frequentazione, nel contesto criminale tortoriciano, infatti, può ritenersi, sia pur indirettamente, legato ad esponenti dei “Batanesi” e dell’articolazione mafiosa di Cesarò”.

Nella relazione oltre ai rapporti del sindaco si fa riferimento anche alle parentele del primo cittadino che “fa emergere il possibile condizionamento dell’operato dello stesso, in qualità di amministratore, da parte del clan dei “Batanesi”, e non solo, anche delle parentele dell’assessore alle politiche sociali, di alcuni consiglieri comunali, dei dipendenti comunali, ed “è sintomatico del fatto – si legge- che non si può escludere un loro possibile condizionamento da parte degli stessi sodalizi criminali”. 

Secondo i commissari “per quanto riguarda amministratori e dipendenti del Comune di Tortorici emerge un significativo elemento quantomeno del possibile condizionamento dell’operato degli stessi nello svolgimento delle attività svolte presso il Comune e si dimostra la permeabilità dell’Ente da parte delle locali famiglie criminali, si a livello politico che burocratico-amministrativo, con conseguente possibile “sensibilità” agli affari della criminalità organizzata operante nel territorio di Tortorici.  I collegamenti, per quanto non traducibili in addebiti personali o sufficienti per l’avvio dell’azione penale, appaiono tali da rendere quanto meno plausibile forme di collegamento o di condizionamento degli interessati con esponenti della criminalità organizzata tortoriciana”. 

Dopo aver analizzato il contesto l’organo ispettivo ha scoperto numerose criticità nella gestione dell’immenso patrimonio immobiliare del Comune, “con specifico riferimento ai fondi comunali Celesia, Solazzo, Piano Pomare e Sciara, adibiti al pascolo, da cui è emersa una mala gestio dello stesso patrimonio, sintomo di una legalità quantomeno debole. In particolare, sono state riscontrate svariate e significative anomalie relative all’istruttoria, che assumono una particolare rilevanza in considerazione del fatto che gran parte dei concessionari di terreni comunali ad uso pascolo sono risultati direttamente o indirettamente collegati ad esponenti della criminalità organizzata tortoriciana, sia del clan dei “Batanesi” sia dei “Bontempo Scavo”. 

I commissari hanno anche scoperto anomalie nelle licenze commerciali rilasciate dall’Ente. Su dieci procedimenti con la SCIA – segnalazione certificata di inizio attività – nove sono risultati intestati a “soggetti legati direttamente o indirettamente ad esponenti della criminalità organizzata di tipo mafioso”.  

Particolarmente interessanti sono state le criticità riscontrate per quanto riguarda l’abusivismo edilizio a Tortorici. I Commissari hanno audito sia il Sindaco sia il Presidente del Consiglio comunale che, “pur dichiarandosi a conoscenza di queste situazioni, non ne hanno stigmatizzato la prassi, ritenendola discendente da situazioni di necessità e non speculative”. L’organo ispettivo ha anche ascoltato il responsabile dell’ufficio tecnico comunale “che avrebbe riferito di non essere a conoscenza di tali situazioni in alcune specifiche contrade del paese”. La Commissione ha scoperto, attraverso atti ispettivi, che numerose abitazioni di tale contrade appartenevano a componenti del clan dei “Batanesi” o a loro congiunti, totalmente abusive, mai sottoposte ad alcun controllo ispettivo e che l’ufficio tecnico, nel corso degli anni, non abbia mai condotto alcun tipo di accertamento.

 

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