Il caso del punto nascita di Sant’Agata: qualcuno faccia chiarezza

di Davide Di Giorgi
02/04/2022

“Smettiamola con questa farsa, è una speculazione ignobile”. È la reazione rabbiosa del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ad una nostra precisa domanda, durante la sua visita a Pettineo e Motta D’Affermo, sul caso della riapertura del punto nascita di Sant’Agata Militello.

Il governatore della Sicilia è letteralmente sbottato (vedi VIDEO) ai nostri microfoni, dopo che gli era stato domandato un parere sulle dichiarazioni del sindaco, Bruno Mancuso, il quale aveva affermato che il reparto santagatese era in possesso tutte le caratteristiche per essere nuovamente operativo, dopo due anni di chiusura.

Il primo cittadino aveva sollecitato un incontro con l’Assessore alla Salute, Razza, per discutere della nota del Ministero della Salute, a firma del direttore generale della programmazione sanitaria Andrea Urbani, il quale chiariva che la decisione per la riapertura della struttura spettasse alla Regione Siciliana. Il documento traccia un quadro preciso sull’importanza della struttura nel bacino sanitario dei Nebrodi. “Nel 2018 il totale dei parti delle residenti a Sant’Agata di Militello e nei comuni del bacino è stato pari a 532” – si legge nella nota. Dunque, un volume di attività superiore al limite di 500 parti all’anno stabilito dal decreto Balduzzi.

Per l’esponente della Giunta Musumeci però il sindaco Mancuso avrebbe male interpretato il documento del Ministero, annunciando che sarà chiesta una nuova deroga al dicastero di Viale Ripa. L’ex senatore, replicando a Razza, ha auspicato invece più “determinazione da parte del Governo Regionale, senza riserve né esitazioni” nella riapertura della struttura.

Interessante notare come due parlamentari regionali messinesi, uno di maggioranza, Bernardette Grasso, e uno di opposizione, Antonio De Luca, diano invece ragione al sindaco Mancuso. Per la deputata di Forza Italia “non si può continuare a perdere tempo, anche perché, proprio alla luce di quanto evidenziato dal Ministero, se ad oggi il presidio ospedaliero non ha potuto “documentare” il superamento del numero annuale dei parti, è dovuto paradossalmente alla stessa chiusura del punto nascita locale. Se tutte le partorienti avessero potuto accedere al presidio sanitario di Sant’Agata Militello, il volume di attività sarebbe stato superiore ai 500 parti/anno, dunque il problema sarebbe stato risolto a monte. Si corra immediatamente ai ripari”.

La stessa parlamentare ha scritto all’Assessore Razza una lettera invitandolo “a voler intraprendere con estrema urgenza concrete iniziative che possa riavviare il procedimento per la formalizzazione al Ministero di una nuova richiesta di deroga finalizzata a mantenere in attività il punto nascita, o meglio, portare alla riapertura”. “Secondo quanto riferito dalla Direzione della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute – scrive la Grasso nella missiva all’Assessorato – il mantenimento o meno di un punto nascite nel territorio regionale si inscrive nell’esercizio autonomo delle funzioni programmatorie regionali, con ciò, di fatto, ascrivendo alla Regione la responsabilità di ogni scelta in merito.

Per l’esponente del Movimento 5 Stelle invece “il Ministero ha ribadito e chiarito che spetta all’assessorato regionale alla sanità creare i presupposti affinché riapra il punto nascita. L’Assessore alla sanità Razza per non scontentare nessuno sotto campagna elettorale si inventa il “Policlinico diffuso”. Un pezzo di policlinico qua, un pezzo di Policlinico là e si va avanti. Nel frattempo, però il punto nascita di Sant’Agata Militello non lo ha voluto riaprire e tutti i deputati messinesi della sua maggioranza di centrodestra gli hanno pure coperto le spalle per quattro anni”.

Insomma, c’è da chiedersi chi abbia ragione e chi soprattutto debba prendere una decisione. Da una parte il sindaco del Comune capofila del Distretto D31, che, carte alla mano, afferma che ci sono tutti i numeri del decreto Balduzzi mentre per Musumeci e Razza non ci sarebbero. Mentre assistiamo a questo scontro politico, alle donne dei Nebrodi viene negato il diritto a far nascere i loro figli in sicurezza. Non dimentichiamo la vicenda del piccolo Brando, deceduto in una piazzola dell’autostrada A20 nella corsa disperata dei genitori di Mistretta verso il Barone Romeo di Patti. I politici locali si indignarono ma dal 2 dicembre 2021 non è cambiato niente. Qualcuno, non solo faccia chiarezza, ma decida una volta per tutte. Per i cittadini dei Nebrodi la misura è colma.  

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